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Nel lunario Columba di Iona, il santo permaloso

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Tutti hanno sentito parlare almeno una volta del mostro di Loch Ness, creatura lacustre che da secoli si aggira nell’omonimo lago scozzese, ma pochi sanno che tutto ebbe origine nel 565 per opera di una santo irlandese, san Columba di Iona.
Columba, il cui nome gaelico era Colum Cille, cioè “colomba della Chiesa”, nacque nel 521 a Donegal, in Irlanda. Di stirpe nobile e di carattere focoso, fin da piccolo fu affascinato dalla vita monastica e presto divenne monaco e poi sacerdote. Fu uno dei Dodici apostoli d’Irlanda ed è il patrono d’Irlanda insieme ai più celebri san Patrizio e santa Brigida.

Il primo episodio che caratterizzò la santa vita, accadde nel 560, quando Columba si scontrò con san Finnian di Moville. La storia racconta che, durante un soggiorno di studio, Columba copiò di nascosto e senza essere autorizzato un prezioso salterio. (Il salterio è un libro di preghiere predecessore dei Libri d’ore).
Si narra che san Columba l’avesse copiato al buio, scrivendo con la mano destra e illuminando la scena con le dita della mano sinistra (che in quanto sante facevano luce). Quando Finnian lo scoprì, chiese che Columba restituisse la copia abusiva, ma questi si rifiutò.
Il contenzioso fu portato in giudizio dinanzi a re Diarmuid che sentenziò: A ogni mucca il suo vitello, a ogni libro la sua copia.
Columba restituì la copia ma, indispettito e per rifarsi dell’offesa – in modo poco santo – dichiarò guerra al re. Forte dei sudditi della propria casata e dell’aiuto dei parenti altrettanto nobili, Columba combatté quella che viene ricordata come la “battaglia del libro” uccidendo ben 3mila soldati del re, ed uscendone vincitore con solo una vittima nel proprio esercito.

Pentito di quello che aveva fatto (era un po’ troppo anche per un santo scatenare una guerra per essere stato sorpreso a copiare), per espiare le proprie colpe partì come missionario in Scozia per aiutare a convertire tante persone quante erano morte nella battaglia.

Fu proprio in Scozia che Columba conobbe il “Mostro di Loch Ness”. Si trovava sul fiume Ness, e non sulle sponde del lago, e tra una predicazione e l’altra, fu chiamato da un gruppo di Pitti (tribù così chiamata dai romani perché si “pittavano”, cioè dipingevano il viso). Qui la leggenda ha due versioni. Nella prima si racconta che Columba riportò in vita un uomo ucciso dal mostro, nella seconda che lo salvò mentre stava finendo dritto dritto nelle fauci del “serpentone”. Uguale l’epilogo: con il segno della Croce e una colorita imprecazione, il Santo fece fuggire la bestia terrorizzata.

Il Mostro di Loch Ness ricomparve solo nel 1930 e, ogni tanto, guardando prima bene se sulle sponde del fiume e del lago non si aggiri l’irascibile Columba, si fa ancora vedere. Almeno così dicono.

La festa di Columba di Iona, il santo permaloso, è il 9 giugno.


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