Ormai è Natale e il Lunario di oggi lo volevo dedicare a una tradizione natalizia: il ceppo di Natale. Conosciuta in tutta Europa da tempi immemorabili, consiste nell’accendere un grosso ceppo di legna (un piede d’albero di solito) nella notte di Natale, per poi tenerlo acceso fino all’Epifania. Se il fuoco si spegne porta male (gli antichi Romani spegnevano il fuoco solo quando in casa c’era un morto), ma se resta acceso per tutte le feste i carboni residui acquistano poteri miracolosi. Difendono i raccolti dalla grandine e dalle tempeste e il bestiame dalle malattie. In passato si credeva persino che proteggesse dai colpi di schioppo, tant’è che, durante la Grande Guerra, i soldati spesso ne tenevano uno in tasca per evitare le pallottole nemiche. Per durare così a lungo, il ceppo deve essere di un legno molto duro, come ad esempio l’alloro, e governare il fuoco con molta, molta cura.
La tradizione del ceppo è così famosa che ha persino dato il nome a un delizioso dolce: il tronchetto di Natale, e la parola ceppo, in Toscana, è scherzosamente sinonimo di “Natale”. Quando infatti qualcuno intende rimandare una scadenza lontana per evitare di onorare una promessa e uso dire: lo faccio pe’ ceppo (per Natale), cioè mai.
E ora passiamo ai santi.
La prima è sant’Anastasia di Sirmio. Non è famosissima ma forse qualcuno l’ha già sentita. Ha la sfortuna di essere festeggiata il giorno di Natale, e per questo è un po’ trascurata, ma gode di un primato unico: è l’unico santo ad essere andato nello spazio. Dovete sapere che Anastasia, d’origine serba, vissuta nel IV secolo, è venerata sia dai cattolici sia dagli ortodossi, e per questo, come augurio di riconciliazione tra i popoli dell’ex Jugoslavia, allora in guerra, nel 1995 venne mandata in orbita raffigurata su due icone. Poi la guerra finì, non si sa se per intercessione della santa e per altro motivo.
Di sicuro Anastasia viene invocata dai commercianti e degli addetti alla lavorazione dei tessuti, perché si racconta che cucisse personalmente gli abiti per i cristiani indigenti.
Il secondo santo è Stefano, il protomartire, cioè il primo martire della storia della Chiesa. Venne lapidato a Gerusalemme nel 35 d.C. – lui che era un giovanissimo diacono – per aver predicato il Cristianesimo.
Come spesso accade, collegandosi al martirio subito e con gusto un po’ macabro, santo Stefano è stato scelto come patrono dai cavatori di pietre, dai tagliapietre, dai selciatori e dei lastricatori. Si festeggia il 26 dicembre.